

Alfabeto, tecnica mista su carta intelata, 37x25 cm

Alfabeto, tecnica mista su carta intelata, 37x35 cm

Alfabeto, tecnica mista su carta intelata, 37x35 cm

Alfabeto, tecnica mista su carta intelata, 37x25 cm
VEZIO
MORICONI
VEZIO MORICONI nasce a Viareggio nel 1971 e si forma all’Accademia di Belle Arti di Carrara nella sezione Scultura.
Sebbene il suo interesse artistico sperimenti diverse forme espressive, ad esempio la scultura in terracotta o in cemento colorato con smalti e pigmenti, la pittura sembra rappresentare il canale preferenziale della sua opera.
L’espressione artistica di Moriconi si pone al centro di un concetto di Arte dai connotati ben definiti e, inequivocabilmente, sociali: la dimensione artistica è infatti concepita come l’interruzione di uno standard sociale, mercenario e impersonale, che rovescia la soggettività nella latrina del’indifferenziato commerciale. L’Arte è vissuta dall’artista come un momento educativo, in cui la libertà si compie nell’atto di restituirci a noi stessi, attraverso la caricatura accusatoria del nostro stato sociale. Si legano a questo tema opere come “Merce” e “Barcone”, rappresentazioni di un’umanità indifferenziata, incatenata alla miseria del bisogno e deformata dall’incoscienza. Significati, questi, che si esprimono anche nella tecnica usata dall’artista, che applica alla tela brandelli di carta che si vanno a stratificare in una dimensione “narrativa” complessa.
Se osserviamo un’opera di Moriconi, come ad esempio “Alfabeto”, il nostro sguardo verrà lanciato dentro e fuori lo spazio rappresentativo attraverso figure, solo apparentemente, in serie, catturate nella diversificazione, appena accennata, di una socialità denaturalizzante. L’opera è eseguita con tecnica mista e la scena è divisa in vere e proprie sezioni, l’ausilio di materiali adesivi industriali ne esalta il carattere sociale, marcando una linea di rottura tra un’antichità timidamente citata e una contemporaneità alla deriva.
La scelta dominante della china, nella serie “Umanità (S)condivisa”, fa sì che l’opera acquisti un ritmo regolare sul piano rappresentativo, segnando fortemente la cifra stilistica dell’autore: le figure sono chiaramente schierate, le linee che le contengono sono nitide, quasi a ricordarci l’apparente e fittizia verticalità del nostro assetto sociale che, seppur organizzandoci, ci riduce a vuote personificazioni di significati che non ci appartengono.
Masse di figure, appesantite e deformate da un consumismo di costume viziato, si moltiplicano in prospettiva e fanno letteralmente esplodere ogni punto di fuga. Il grido ordinato di una società inconsapevole e standardizzata prende ora il sopravvento sulla parte figurativa, consegnandoci pienamente il significato della missione artistica che è racchiuso in queste opere.
Vezio Moriconi padroneggia una tecnica consolidata da cui traspare un’identità sociale strutturata, positiva e visionaria nella sua accezione più affascinante. L’arte come forma di denuncia sociale depone quel significato polveroso e autoreferenziale, regalandoci una dimensione interpretativa vibrante che invade, libera, i nostri universi di senso.